Infarti silenti: la RM cardiaca può riconoscerli

21 Settembre 2020 By Il team di Cardiorisonanza.com
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Si parla di infarti silenti perché non sempre l’infarto miocardico si manifesta in maniera clinicamente evidente o riconoscibile. Sebbene l’infarto misconosciuto costituisca un’entità studiata da molti anni, ancora troppo poco si conosce sul suo reale significato clinico. La RM cardiaca è certamente la metodica di imaging non invasivo che meglio di qualunque altra è in grado di identificare le cicatrici tissutali da pregressa necrosi ischemica, anche quelle di dimensioni molto piccole (corrispondenti a pochi grammi persi di tessuto miocardico).

Lo studio SPINS (Stress CMR Perfusion Imaging in the United States) è un registro multicentrico promosso dalla Society for Cardiovascular Magnetic Resonance (SCMR) che ha raccolto i dati relativi a 2349 pazienti valutati negli Stati Uniti con RM cardiaca da stress per sospetta cardiopatia ischemica e seguiti poi clinicamente per almeno 4 anni. L’analisi, pubblicata recentemente sul Journal of American College of Cardiology, documenta la capacità della RM cardiaca di dimostrare infarti clinicamente silenti nel 15% dei pazienti studiati.

Si tratta di pazienti con un rischio di eventi avversi cardiovascolari aumentato, in maniera simile a quelli con pregresso infarto clinicamente evidente. Rispetto a questi ultimi, però, sono caratterizzati da minori interventi di prevenzione cardiovascolare e da un maggiore rischio di ospedalizzazione per scompenso cardiaco.

I risultati di questo studio dimostrano l’elevato valore clinico di metodiche di imaging cardiovascolare avanzato come la risonanza magnetica cardiaca nello studio di pazienti con sospetta cardiopatia ischemica. Inoltre, viene sottolineata l’importanza di riconoscere i pazienti con infarto miocardico misconosciuto, che spesso ricevono un trattamento inadeguato e sono caratterizzati da un elevato rischio di sviluppare complicanze cardiovascolari.

(photo by Camilo Jimenez on Unsplash)

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